ALL MOUNTAINAll Mountain “è” la mtb vera e propria o, perlomeno, l’idea classica che si ha di essa: lunghe escursioni in luoghi selvaggi, su carrareccie di montagna immersi nella natura e nel silenzio. I dislivelli si fanno impegnativi, i sentieri stretti e difficili, le percorrenze molto simili a quelle dello XCM (cross country marathon) ma senza l’assillo del tempo. In sé l’all-mountain non è una disciplina agonistica bensì è la possibilità di girare in bicicletta in luoghi di solito frequentati dagli amanti del trekking (a volte anche solo dagli stambecchi).
Le bici da all-mountain coprono uno spettro molto ampio, che va da impostazioni più corsaiole e adatte anche alle XCM a telai molto rilassati che sembrano essere pensati solo per fare discesa. Facendo una media, possiamo dire che le bici da All-mountain sono sempre full suspended, con escursioni all’anteriore da 120-160mm, con telai in alluminio/carbonio, ruote da 27,5″ o da 29″, freni a disco idraulici più potenti per gestire la velocità in discesa e con rotori di diametro fino a 180/200 mm. Fa la sua apparizione il reggisella telescopico, ovvero quel tipo di reggisella che, tramite un comando remoto posto sul manubrio, si comprime, permettendo al biker di spostare il corpo all’indietro, compensando la tendenza al ribaltamento tipica delle discese ripide. Le gomme iniziano ad avere sezioni molto generose, arrivando anche a 2,6″. L'all-mountain non è una categoria definita per cui non esiste nemmeno un vestiario univoco. I completi in lycra lasciano il posto a magliette tecniche spesso a maniche lunghe, guanti rinforzati, pantaloni leggeri e non aderenti, caschetti con protezioni anche per la nuca e anche qualche leggera protezione come le ginocchiere e gomitiere. All-mountain coniuga capacità fisiche di resistenza e doti tecniche per affrontare passaggi difficili su sentieri e qualche discesa da emozione forte. Si deve essere capaci di affrontare lunghe salite, di attraversare tratti di saliscendi repentini, ovviamente alla velocità che ci è più consona, poiché spingere a fondo non è la prerogativa di questa disciplina. Molto importanti sono i riflessi, perché la differenza tra una discesa da urlo e una brutta caduta è molto sottile. |
GRAVELÈ un po’ una mountain bike, è un po’ una bici da corsa, è un po’ una bici da ciclocross, ma in realtà non è nessuna di queste tre.
Così come fu quaranta anni fa con le mountain bike, anche la categoria emergente delle gravel bike è stata inventata, codificata e poi esportata dagli States. Nel vecchio Continente e in Italia questa simpatica, eclettica e camaleontica tipologia di bici è arrivata nel 2015 ed è subito piaciuta per il suo essere anticonvenzionale, versatile, esteticamente gradevole e soprattutto funzionale. Ci aiuta il vocabolario: gravel è un sostantivo che in inglese sta per “ghiaia”, “terriccio”, perché le gravel-bike sono bici destinate a percorrere principalmente fondi ghiaiosi e strade sterrate, ancora meglio se strade bianche con il fondo compatto oppure tracciati non asfaltati ma non troppo accidentati. No, i sentieri tecnici e scoscesi del mountain biking più azzardato non sono il miglior pane per i denti di una gravel bike, anzi, sono un contesto da evitare, se non altro perché a livello tecnico, dimensionale e geometrico una gravel bike è molto più vicina a una bici da corsa che a una bici mountain bike. Toglietevi dalla testa, però, di affrontare una lunga granfondo stradistica in sella a una “gravel”, sarebbe una noia mortale e significherebbe mortificare il carattere poliedrico di questa bici capace di solcare fondi diversi, ancora meglio se alla ricerca dell’avventura. Non è un caso che il gravel biking sia nato negli Usa, un territorio sconfinato, un’area dove ancora moltissime strade secondarie sono volutamente lasciate sterrate, perché troppo costose da asfaltare o manutenere. Si tratta di strade spesso lunghe anche centinaia di miglia, e che, per capirci, hanno caratteristiche del fondo simili a quelle che si trovano in Italia sugli sterrati comodi de “L’Eroica”, la famosa cicloturistica d’epoca che si svolge nel Chianti. Quel che accade già da molti anni negli “States” è che quegli ampi e lunghi stradoni sterrati sono abitualmente percorsi da ciclisti in sella alle loro mountain bike: a dire il vero, le sospensioni delle mtb sono decisamente sovradimensionate per quei generi di tracciati, così come la geometria compatta delle mtb poco si presta a strade in cui serve più la velocità del mezzo che la capacità di superare gli ostacoli tecnici. Proprio per questo Oltreoceano in molti hanno cominciato ad avvicinarsi a quei percorsi con le più performanti bici da ciclocross. Nel tempo questo fenomeno è cresciuto e all’aumentare della domanda il mercato ha fornito la sua risposta, appunto andando a codificare questa nuova generazione di bicicletta adatta principalmente (ma non esclusivamente) per le cosiddette “gravel road”. |